“Non c’è creatura superiore al minerale, poi al vegetale, secondo i suoi gradi e i suoi ordini, e in questa gerarchia, l’animale vien dopo la pianta: ognuno conosce il suo creatore per intuizione diretta e per segni evidenti, mentre l’uomo è condizionato dalla ragione, dal pensiero e dal dogma della credenza”.
Ibn Arabi
Nell’antico simbolismo degli animali coesistono due punti di vista divergenti, ovvero contraddittori:
per il primo gli animali, creature inferiori all’ uomo e a lui soggette, si delineano come una rappresentazione dei vizi e delle male azioni da cui l’uomo deve rifuggire se vuole elevarsi dalla “bestialitade” alla dignità propria della sua condizione;
per il secondo, gli animali sono invece gli esseri più aderenti alla norma naturale che governa il cosmo, rappresentano quindi per l’uomo, oltre che esempi di virtù e di obbedienza, specchi purissimi della Volontà divina.
Come osserva Titus Burckhardt: “l’uomo è superiore all’animale per la sua partecipazione attiva all’Intelligenza, l’animale è dal suo lato superiore all’uomo per la sua natura primordiale, cioè per la sua fedeltà alla norma cosmica”.
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